In una scuola primaria di Bologna ho visto un pannello, affisso al cancello della scuola, che illustrava il funzionamento e l'organizzazione del Pedibus. Alle singole fermate, suppongo, saranno stati affissi cartelli dello stesso genere, magari relativi a quella particolare linea del Pedibus.
Per rispondere alla seconda domanda focale (D.2 - vedi pagina delle domande focali sulla destra della Home Page) credo che progettare tutta la segnaletica e i prospetti informativi del servizio Pedibus possa rappresentare un significativo banco di prova per le competenze comunicative in ambito tecnologico dei ragazzi di una scuola primaria o secondaria di primo grado.
Si tratta di elaborare e realizzare un vero sistema di comunicazione composto da svariati elementi aventi finalità differenti e indirizzati, eventualmente, anche a destinatari diversi.
sabato 15 settembre 2012
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lunedì 3 settembre 2012
Scienza e tecnologia
D1 - AUTONOMIA E RICONOSCIMENTO - La disciplina Tecnologia esiste e ha una propria identità, altrimenti non esisterebbero facoltà universitarie come Ingegneria, Architettura, Agraria, ecc.; si tratta di ragionare sul modo di trasformarla in una materia scolastica. Per far questo proviamo a capitalizzare le esperienze di altre discipline: sappiamo tutti che la Scienza, al singolare, è metodo, indagine, sperimentazione, logica … mentre le Scienze, al plurale sono “ambiti” come Biologia, Chimica, Fisica, Etologia, ecc.
Cosa possiamo dire della Tecnologia e delle Tecnologie? Perché le Scienze sono insegnate al plurale con la Scienza in dimensione trasversale e noi insegniamo nominalmente al singolare pur se i libri di testo sono pieni praticamente solo del plurale?
1.
Scienza e tecnologia ci appaiono oggi indissolubilmente intrecciate al punto che, considerando l’attività di tecnologi, scienziati e ricercatori, fatichiamo non poco a stabilire dove finisca una e dove incominci l’altra. Assistiamo inoltre, in ambiti diversi, al diffondersi e all’affermarsi della sintetica espressione tecnoscienza quasi che fosse ogni giorno più difficile, o meno utile sul piano pratico, conservare una netta distinzione tra due ‘mondi’ che oramai camminano appaiati e quasi in simbiosi.
Questo evidente e importante fenomeno, ormai giunto ad una fase di piena maturazione, ha origine nel periodo in cui possiamo storicamente collocare la nascita della scienza moderna in Europa. E’ infatti nel Rinascimento che l’uomo incomincia a guardare alla Natura come a un mondo non solo da osservare (per comprenderne e spiegarne il funzionamento) ma come un mondo da dominare e da piegare ai propri bisogni e alle proprie necessità. Si assiste quindi in quel periodo ad un progressivo riorientamento dell’impresa scientifica che per la prima volta si rivolge alla Natura con intenzioni di tipo progettuale.
Da un lato la ricerca del sapere non è più solamente una ricerca disinteressata ma guidata dall’affacciarsi di problemi concreti da risolvere o difficoltà da superare. Dall’altro il perseguimento di obiettivi pratici non è più confinato all’orizzonte del successo operativo o dell’efficacia realizzativa ma abbraccia e indaga le ragioni e le cause del proprio successo. In altre parole: all’interno della scienza emerge, cresce e si afferma quella che potremmo chiamare la scienza applicata e all’interno della tecnica si riversano sempre di più conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico che portano all’emergere di campi di sapere che possiamo definire di tipo tecnologico (le tecnologie).
In sintesi si può dire che a partire dal Rinascimento va affermandosi rapidamente in Europa una nuova visione della scienza, molto più interessata alle ricadute pratiche del proprio ricercare, che favorisce e sostiene il parallelo emergere di campi di sapere tecnico fortemente influenzati e impregnati di conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico: è l’avvento della scienza moderna, che oggi chiamiamo semplicemente scienza, e della tecnologia, suo necessario e determinante fondamento e completamento.
2.
Dal momento che i termini scienza, tecnica e tecnologia possono assumere significati differenti a seconda del contesto in cui vengono impiegati e del più ampio schema concettuale nel quale si inseriscono, riteniamo opportuno soffermarsi su alcune questioni linguistiche che possono portare un significativo contributo di chiarezza e pulizia concettuale.
Innanzitutto ci sembra importante mettere in evidenza la possibile confusione che si può generare dalla derivazione linguistica del termine ‘tecnica’ dal termine greco ‘tecne’. Diciamo subito, correndo volentieri il rischio di una qualche semplificazione, che nell’ambito del discorso che stiamo svolgendo la più corretta traduzione del temine greco ‘tecne’ è il termine ‘tecnologia’ e non ‘tecnica’, soprattutto (come sarà più chiaro tra poco) nel momento in cui intendiamo analizzare il significato del classico binomio episteme-tecne. Il termine ‘tecnica’, come sarà più evidente in seguito, trova invece un più efficace equivalente semantico nel termine ‘empiria’ della lingua greca.
Va cioè considerato come nel mondo antico e particolarmente nella cultura greca, come emerge chiaramente dallo studio del pensiero di Aristotele, vi fosse effettivamente una distinzione gerarchica tra due modalità della conoscenza, ma tale distinzione non riguardava genericamente il ‘sapere’ dal ‘saper fare’ ma aveva natura completamente differente (Agazzi, 1992). Essa poneva su due piani diversi (a) il sapere inteso come semplice conoscenza empirica e procedurale utile per dirigere le nostre azioni o per intervenire in modo efficace sulla realtà ma limitato all’orizzonte ristretto della propria efficacia o del proprio successo operativo (empirìa) e (b) il sapere - fondato e basato sul precedente - inteso come comprensione o spiegazione razionale e logica di fenomeni o eventi naturali, ma anche di fatti oggetto o conseguenza dell’intervento dell’uomo (episteme e tecne).
Come si vede, è quindi all’interno dell’ambito ritenuto più elevato, quello del sapere razionale e discorsivo, che va collocata la significativa distinzione tra episteme e tecne. Mentre la prima si connota essenzialmente come forma di conoscenza fine a sè stessa e disinteressata, la seconda - la tecne - si caratterizza come forma di sapere orientata ad uno scopo pratico, ancorchè rivestita - fatto di fondamentale importanza - di una adeguata consapevolezza teorica. Più precisamente la visione aristotelica distingue le forme di conoscenza sulla base delle proprietà del proprio oggetto: da un lato (nel caso dell’episteme) ciò che ‘è necessariamente’, dall’altro (nel caso della tecne) ciò che ‘può sia essere che non essere e il cui principio è in chi produce e non nella cosa prodotta’. Entrambe forme di conoscenza, quindi, più elevate rispetto a quelle direttamente derivate da semplici sensazioni o immagini generiche (empirìa).
Dal momento che nella nostra lingua il termine 'tecnica' assume essenzialmente il significato di insieme di norme o procedure che regolano l'esercizio pratico e strumentale di un'arte o di un'attività professionale, si comprende da quanto fin qui argomentato come il senso dell'idea greca di 'tecne' possa assai meglio ritrovarsi nella parola 'tecnologia', se non altro per gli elementi di giustificazione razionale e di intelleggibilità che la caratterizzano.
3.
Passando dall’ambito delle forme mentali e degli atteggiamenti psicologici e antropologici che sono alla base dell’impresa scientifica e tecnologica nel senso generale che abbiamo finora illustrato all’ambito più ristretto e specifico delle discipline e delle materie scolastiche, si può osservare quanto segue.
Data la sempre maggiore simbiosi tra scienza e tecnologia, cui si accennava in precedenza, è auspicabile innanzitutto che il profilo disciplinare adottato come riferimento nella scuola del primo ciclo - infanzia, primaria e secondaria di primo grado - da un lato valorizzi tutti quegli elementi che costituiscono, per così dire, il terreno comune tra l’ambito scientifico e l’ambito tecnologico, dall’altro metta in evidenza con chiarezza quegli elementi di distinzione e di specificità che - pur all’interno di un medesimo e comune orizzonte di scopo e di fine generale - differenziano essenzialmente la ricerca scientifica dalla ricerca tecnologica.
Inoltre è opportuno che, sia nel campo disciplinare della scienza che in quello della tecnologia, si cerchi un adeguato equilibrio tra lo studio dei singoli ambiti o settori di specializzazione, caratterizzati dai propri oggetti, linguaggi e strumenti di indagine, e lo studio di quelle strutture concettuali di fondo comuni e trasversali a tutti gli ambiti particolari. In altre parole, la comprensione profonda (e quasi l’interiorizzazione) delle strutture concettuali, linguistiche e metodologiche della scienza - o della tecnologia - non potrà essere trascurata a favore della pretesa di esplorare e affrontare lo studio del maggior numero possibile di branche o specializzazioni presenti all’interno del relativo campo disciplinare, scientifico o tecnologico.
E questo non solo per evitare il rischio di uno sterile e inutile enciclopedismo ma per dedicare la necessaria attenzione alle articolazioni e agli snodi concettuali che caratterizzano il ‘paesaggio disciplinare’ in costante evoluzione e alle zone di cerniera e di confine tra i saperi disciplinari.
(marco pedrelli - 4 set 2012)
Cosa possiamo dire della Tecnologia e delle Tecnologie? Perché le Scienze sono insegnate al plurale con la Scienza in dimensione trasversale e noi insegniamo nominalmente al singolare pur se i libri di testo sono pieni praticamente solo del plurale?
1.
Scienza e tecnologia ci appaiono oggi indissolubilmente intrecciate al punto che, considerando l’attività di tecnologi, scienziati e ricercatori, fatichiamo non poco a stabilire dove finisca una e dove incominci l’altra. Assistiamo inoltre, in ambiti diversi, al diffondersi e all’affermarsi della sintetica espressione tecnoscienza quasi che fosse ogni giorno più difficile, o meno utile sul piano pratico, conservare una netta distinzione tra due ‘mondi’ che oramai camminano appaiati e quasi in simbiosi.
Questo evidente e importante fenomeno, ormai giunto ad una fase di piena maturazione, ha origine nel periodo in cui possiamo storicamente collocare la nascita della scienza moderna in Europa. E’ infatti nel Rinascimento che l’uomo incomincia a guardare alla Natura come a un mondo non solo da osservare (per comprenderne e spiegarne il funzionamento) ma come un mondo da dominare e da piegare ai propri bisogni e alle proprie necessità. Si assiste quindi in quel periodo ad un progressivo riorientamento dell’impresa scientifica che per la prima volta si rivolge alla Natura con intenzioni di tipo progettuale.
Da un lato la ricerca del sapere non è più solamente una ricerca disinteressata ma guidata dall’affacciarsi di problemi concreti da risolvere o difficoltà da superare. Dall’altro il perseguimento di obiettivi pratici non è più confinato all’orizzonte del successo operativo o dell’efficacia realizzativa ma abbraccia e indaga le ragioni e le cause del proprio successo. In altre parole: all’interno della scienza emerge, cresce e si afferma quella che potremmo chiamare la scienza applicata e all’interno della tecnica si riversano sempre di più conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico che portano all’emergere di campi di sapere che possiamo definire di tipo tecnologico (le tecnologie).
In sintesi si può dire che a partire dal Rinascimento va affermandosi rapidamente in Europa una nuova visione della scienza, molto più interessata alle ricadute pratiche del proprio ricercare, che favorisce e sostiene il parallelo emergere di campi di sapere tecnico fortemente influenzati e impregnati di conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico: è l’avvento della scienza moderna, che oggi chiamiamo semplicemente scienza, e della tecnologia, suo necessario e determinante fondamento e completamento.
2.
Dal momento che i termini scienza, tecnica e tecnologia possono assumere significati differenti a seconda del contesto in cui vengono impiegati e del più ampio schema concettuale nel quale si inseriscono, riteniamo opportuno soffermarsi su alcune questioni linguistiche che possono portare un significativo contributo di chiarezza e pulizia concettuale.
Innanzitutto ci sembra importante mettere in evidenza la possibile confusione che si può generare dalla derivazione linguistica del termine ‘tecnica’ dal termine greco ‘tecne’. Diciamo subito, correndo volentieri il rischio di una qualche semplificazione, che nell’ambito del discorso che stiamo svolgendo la più corretta traduzione del temine greco ‘tecne’ è il termine ‘tecnologia’ e non ‘tecnica’, soprattutto (come sarà più chiaro tra poco) nel momento in cui intendiamo analizzare il significato del classico binomio episteme-tecne. Il termine ‘tecnica’, come sarà più evidente in seguito, trova invece un più efficace equivalente semantico nel termine ‘empiria’ della lingua greca.
Va cioè considerato come nel mondo antico e particolarmente nella cultura greca, come emerge chiaramente dallo studio del pensiero di Aristotele, vi fosse effettivamente una distinzione gerarchica tra due modalità della conoscenza, ma tale distinzione non riguardava genericamente il ‘sapere’ dal ‘saper fare’ ma aveva natura completamente differente (Agazzi, 1992). Essa poneva su due piani diversi (a) il sapere inteso come semplice conoscenza empirica e procedurale utile per dirigere le nostre azioni o per intervenire in modo efficace sulla realtà ma limitato all’orizzonte ristretto della propria efficacia o del proprio successo operativo (empirìa) e (b) il sapere - fondato e basato sul precedente - inteso come comprensione o spiegazione razionale e logica di fenomeni o eventi naturali, ma anche di fatti oggetto o conseguenza dell’intervento dell’uomo (episteme e tecne).
Come si vede, è quindi all’interno dell’ambito ritenuto più elevato, quello del sapere razionale e discorsivo, che va collocata la significativa distinzione tra episteme e tecne. Mentre la prima si connota essenzialmente come forma di conoscenza fine a sè stessa e disinteressata, la seconda - la tecne - si caratterizza come forma di sapere orientata ad uno scopo pratico, ancorchè rivestita - fatto di fondamentale importanza - di una adeguata consapevolezza teorica. Più precisamente la visione aristotelica distingue le forme di conoscenza sulla base delle proprietà del proprio oggetto: da un lato (nel caso dell’episteme) ciò che ‘è necessariamente’, dall’altro (nel caso della tecne) ciò che ‘può sia essere che non essere e il cui principio è in chi produce e non nella cosa prodotta’. Entrambe forme di conoscenza, quindi, più elevate rispetto a quelle direttamente derivate da semplici sensazioni o immagini generiche (empirìa).
Dal momento che nella nostra lingua il termine 'tecnica' assume essenzialmente il significato di insieme di norme o procedure che regolano l'esercizio pratico e strumentale di un'arte o di un'attività professionale, si comprende da quanto fin qui argomentato come il senso dell'idea greca di 'tecne' possa assai meglio ritrovarsi nella parola 'tecnologia', se non altro per gli elementi di giustificazione razionale e di intelleggibilità che la caratterizzano.
3.
Passando dall’ambito delle forme mentali e degli atteggiamenti psicologici e antropologici che sono alla base dell’impresa scientifica e tecnologica nel senso generale che abbiamo finora illustrato all’ambito più ristretto e specifico delle discipline e delle materie scolastiche, si può osservare quanto segue.
Data la sempre maggiore simbiosi tra scienza e tecnologia, cui si accennava in precedenza, è auspicabile innanzitutto che il profilo disciplinare adottato come riferimento nella scuola del primo ciclo - infanzia, primaria e secondaria di primo grado - da un lato valorizzi tutti quegli elementi che costituiscono, per così dire, il terreno comune tra l’ambito scientifico e l’ambito tecnologico, dall’altro metta in evidenza con chiarezza quegli elementi di distinzione e di specificità che - pur all’interno di un medesimo e comune orizzonte di scopo e di fine generale - differenziano essenzialmente la ricerca scientifica dalla ricerca tecnologica.
Inoltre è opportuno che, sia nel campo disciplinare della scienza che in quello della tecnologia, si cerchi un adeguato equilibrio tra lo studio dei singoli ambiti o settori di specializzazione, caratterizzati dai propri oggetti, linguaggi e strumenti di indagine, e lo studio di quelle strutture concettuali di fondo comuni e trasversali a tutti gli ambiti particolari. In altre parole, la comprensione profonda (e quasi l’interiorizzazione) delle strutture concettuali, linguistiche e metodologiche della scienza - o della tecnologia - non potrà essere trascurata a favore della pretesa di esplorare e affrontare lo studio del maggior numero possibile di branche o specializzazioni presenti all’interno del relativo campo disciplinare, scientifico o tecnologico.
E questo non solo per evitare il rischio di uno sterile e inutile enciclopedismo ma per dedicare la necessaria attenzione alle articolazioni e agli snodi concettuali che caratterizzano il ‘paesaggio disciplinare’ in costante evoluzione e alle zone di cerniera e di confine tra i saperi disciplinari.
(marco pedrelli - 4 set 2012)
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