Lo scorso 15/11 il Presidente Napolitano ha pronunciato un importante discorso agli Stati Generali della Cultura: riportiamo due brani significativi. Il testo completo si può leggere qui, e qui si può vedere il video dell'intervento.
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"Il Manifesto del Sole-24 Ore e il Rapporto 2012 della Federcultura ci dicono molto a proposito della cultura come motore o moltiplicatore dello sviluppo (...) perché quello che ci deve assillare è come rilanciare lo sviluppo nel nostro Paese: sviluppo produttivo, sviluppo dell'occupazione e, soprattutto, prospettiva di valorizzazione delle personalità e dei talenti dei giovani, delle giovani generazioni. Questo deve essere il nostro assillo. E dobbiamo sapere che la cultura può rappresentare un volano fondamentale per avviare una nuova prospettiva di sviluppo non solo in Italia ma anche, più in generale, in Europa."
"Difendo l'articolo 9 come uno dei principî fondamentali della Repubblica e della Costituzione, come scelta meditata, lungimirante e di sorprendente attualità; anche per come ha saputo abbracciare in due righe tutti gli aspetti essenziali del tema che ancor oggi dibattiamo (e voglio rendere omaggio a quei signori che sapevano scrivere in due righe una norma: sapevano scrivere in italiano le leggi, e innanzitutto la Legge fondamentale). Vogliamo rileggerle, quelle due righe? Cito anche il primo comma, non solo il secondo: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica» - e già questo è un accoppiamento che non dovremmo mai trascurare nei nostri discorsi: cultura e ricerca scientifica e tecnica. L'articolo quindi continua: «[La Repubblica] tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione». Ebbene, quanto oggi le istituzioni della Repubblica «promuovono» e «tutelano»? Promuovono e tutelano ancora pochissimo, in modo radicalmente insufficiente. Quale peso - ci dobbiamo chiedere, al di là delle proclamazioni - si sta di fatto riconoscendo a quel dettato costituzionale, e dunque ad una corretta visione del rapporto tra cultura e scienza, da una parte, e sviluppo dell'economia e dell'occupazione dall'altra? Non vorrei ragionare soltanto in termini economici: quale peso si sta riconoscendo al rapporto tra cultura e scienza, ulteriore incivilimento del Paese, benessere dei cittadini misurato secondo nuovi indici qualitativi, valorizzazione dell'identità e del prestigio dell'Italia nel mondo? Perché non c'è soltanto da valutare quale aiuto diano alla crescita del prodotto lordo la cultura e la scienza, ma come esse siano parte integrante del nostro stare nel mondo, con il profilo e il prestigio che le generazioni che ci hanno preceduto hanno assicurato all'Italia.
In effetti, ripeto, si sta prestando a tutti questi fattori un'attenzione assolutamente inadeguata."
venerdì 23 novembre 2012
Articolo 9
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domenica 21 ottobre 2012
Profili tecnologici
Massimiano Bucchi sintetizza magistralmente un’indagine statistica autorevole sulle abitudini tecnologiche della gens italica (dal Nova de Ilsole24ore del 24/2/2011)
Tecnoludico
Possiede numerosi oggetti tecnologici che usa soprattutto per svago come console per videogiochi e lettore mp3. Tuttavia a parte il cellulare e il lettore mp3 non porta abitualmente con sé quasi nulla. È un utilizzatore assiduo dei social network. Davanti a un nuovo dispositivo impara a usarlo autonomamente per tentativi. Esprime giudizi più positivi della media sull impatto benefico dei settori innovativi ma lo caratterizza una certa perplessità sull attendibilità dell informazione in rete soprattutto su temi connessi alla salute un dato probabilmente legato al fatto che identifica web e tecnologie digitali soprattutto come ambito di intrattenimento e di socialità. Molto giovane nella fascia tra i 15 e i 29 anni e prevalentemente di genere femminile, rappresenta il 14,9 del campione. È il più vicino a ciò che si intende come «nativo digitale».
Tecnofilo professionale
Possiede diversi oggetti tecnologici che porta quotidianamente con sé per motivi di lavoro soprattutto pc portatile smartphone netbook e chiavetta usb. È iscritto ai social network ma non li usa assiduamente. Usa spesso internet per consultare siti su scienza e tecnologia e visita frequentemente forum e blog online per imparare a usare i nuovi oggetti tecnologici che acquista. Giudica più positivamente della media l’impatto di innovazioni in settori quali internet biotecnologie nanotecnologie e in misura meno accentuata energia nucleare. È meno preoccupato per potenziali rischi per la salute connessi all uso di telefoni cellulari e reti wireless. Dà un giudizio molto severo sul fatto che in Italia non si presti abbastanza attenzione all innovazione. Prevalentemente maschio molto istruito nella fascia tra i 30 e i 44 anni rappresenta il 26,6 del campione.
Tecnoescluso
Non possiede alcun dispositivo a eccezione del cellulare. Di fronte a un nuovo oggetto tecnologico non è autonomo ma deve sempre chiedere aiuto a conoscenti più esperti. Non usa mai o molto di rado internet e spesso non sa che cosa siano i social network. È molto preoccupato per gli eventuali pericoli che telefonini e reti wireless potrebbero arrecare alla salute e giudica molto più negativamente della media l impatto di tutti i settori tecnologici compreso internet. Gli è estranea la preoccupazione che l Italia possa essere penalizzata da un insufficiente attenzione ai temi dell innovazione. Incarna il «ritardo digitale» italiano in un paese con il terzo consumo medio più elevato di tv dell Ocse dopo Usa e Grecia oltre 4 ore al giorno. Composto prevalentemente da donne con un età media intorno ai 60 anni e basso livello di istruzione. Rappresenta il 39,1 del campione.
Tecnomoderato
Ha a disposizione un discreto armamentario tecnologico soprattutto pc portatile e navigatore satellitare oltre al telefono cellulare ma raramente porta con sé altri device oltre al telefonino. Usa il web soprattutto come risorsa informativa anche se non disdegna i social network che però giudica più spesso della media responsabili di relazioni superficiali. È l unico che di fronte a un nuovo dispositivo privilegia la consultazione di manuali e istruzioni del produttore. È leggermente più sensibile dei primi due tipi ai potenziali rischi per la salute di reti wireless e telefonia mobile. Giudica positivamente l impatto di internet ma è meno ottimista sulle implicazioni di settori quali le biotecnologie e l’energia nucleare. Non ha un profilo di genere marcato l età media è intorno ai 40 anni e il livello di istruzione elevato. Rappresenta il 19,4 del campione.
Possiede numerosi oggetti tecnologici che usa soprattutto per svago come console per videogiochi e lettore mp3. Tuttavia a parte il cellulare e il lettore mp3 non porta abitualmente con sé quasi nulla. È un utilizzatore assiduo dei social network. Davanti a un nuovo dispositivo impara a usarlo autonomamente per tentativi. Esprime giudizi più positivi della media sull impatto benefico dei settori innovativi ma lo caratterizza una certa perplessità sull attendibilità dell informazione in rete soprattutto su temi connessi alla salute un dato probabilmente legato al fatto che identifica web e tecnologie digitali soprattutto come ambito di intrattenimento e di socialità. Molto giovane nella fascia tra i 15 e i 29 anni e prevalentemente di genere femminile, rappresenta il 14,9 del campione. È il più vicino a ciò che si intende come «nativo digitale».
Tecnofilo professionale
Possiede diversi oggetti tecnologici che porta quotidianamente con sé per motivi di lavoro soprattutto pc portatile smartphone netbook e chiavetta usb. È iscritto ai social network ma non li usa assiduamente. Usa spesso internet per consultare siti su scienza e tecnologia e visita frequentemente forum e blog online per imparare a usare i nuovi oggetti tecnologici che acquista. Giudica più positivamente della media l’impatto di innovazioni in settori quali internet biotecnologie nanotecnologie e in misura meno accentuata energia nucleare. È meno preoccupato per potenziali rischi per la salute connessi all uso di telefoni cellulari e reti wireless. Dà un giudizio molto severo sul fatto che in Italia non si presti abbastanza attenzione all innovazione. Prevalentemente maschio molto istruito nella fascia tra i 30 e i 44 anni rappresenta il 26,6 del campione.
Tecnoescluso
Non possiede alcun dispositivo a eccezione del cellulare. Di fronte a un nuovo oggetto tecnologico non è autonomo ma deve sempre chiedere aiuto a conoscenti più esperti. Non usa mai o molto di rado internet e spesso non sa che cosa siano i social network. È molto preoccupato per gli eventuali pericoli che telefonini e reti wireless potrebbero arrecare alla salute e giudica molto più negativamente della media l impatto di tutti i settori tecnologici compreso internet. Gli è estranea la preoccupazione che l Italia possa essere penalizzata da un insufficiente attenzione ai temi dell innovazione. Incarna il «ritardo digitale» italiano in un paese con il terzo consumo medio più elevato di tv dell Ocse dopo Usa e Grecia oltre 4 ore al giorno. Composto prevalentemente da donne con un età media intorno ai 60 anni e basso livello di istruzione. Rappresenta il 39,1 del campione.
Tecnomoderato
Ha a disposizione un discreto armamentario tecnologico soprattutto pc portatile e navigatore satellitare oltre al telefono cellulare ma raramente porta con sé altri device oltre al telefonino. Usa il web soprattutto come risorsa informativa anche se non disdegna i social network che però giudica più spesso della media responsabili di relazioni superficiali. È l unico che di fronte a un nuovo dispositivo privilegia la consultazione di manuali e istruzioni del produttore. È leggermente più sensibile dei primi due tipi ai potenziali rischi per la salute di reti wireless e telefonia mobile. Giudica positivamente l impatto di internet ma è meno ottimista sulle implicazioni di settori quali le biotecnologie e l’energia nucleare. Non ha un profilo di genere marcato l età media è intorno ai 40 anni e il livello di istruzione elevato. Rappresenta il 19,4 del campione.
[Nicola Felaco' Portfolio via Behance] Composizione poligonale indefinibile | videogame.it |
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lunedì 15 ottobre 2012
Lettera a un insegnante di tecnologia
Caro collega di tecnologia,
la pubblicazione di una nuova revisione delle Indicazioni Nazionali per il curricolo del primo ciclo mi sollecita a scriverti questa lettera con la quale mi propongo di condividere con te qualche riflessione sulla tecnologia e il suo insegnamento e più in generale sulla scuola, nella speranza che possano esserti di una qualche utilità nel tuo non facile cammino lavorativo e di studio.
Per prima cosa ti voglio dire che la nostra è una materia scolastica davvero fondamentale e concorre in modo decisivo al processo di formazione dei ragazzi e dei cittadini. Non dubitare di questa affermazione anche se, come certo avrai constatato, essa non gode di particolare seguito e approvazione nell’ambiente scolastico. Le ragioni di questa minore considerazione della nostra materia hanno origini lontane e si alimentano spesso di preconcetti e di pregiudizi, particolarmente riguardo al valore formativo di attività pratiche e operative; in altri casi derivano purtroppo dall’operato di nostri colleghi tecnologi che non hanno saputo pienamente valorizzare e far apprezzare la propria disciplina, screditandola agli occhi di allievi e colleghi e riducendola in alcuni casi ad una grigia accozzaglia di improbabili attività manuali o meramente nozionistiche. Queste circostanze non dovranno intaccare la Tua piena consapevolezza, e forse anche l’orgoglio, di essere titolare di un insegnamento tra i più importanti all’interno del curricolo del primo ciclo.
(immagine tratta da un contributo di F. Riotta) |
Molto è stato fatto negli ultimi 30 anni da ricercatori, studiosi e pedagogisti per definire e consolidare l’apparato epistemologico di questa giovane disciplina in modo da legittimarne la presenza in tutto il percorso scolastico, dalla scuola materna alla scuola secondaria di primo grado. Posso dirti con sicurezza che poche discipline hanno conosciuto un lavoro collettivo e appassionato di studio e di ricerca sui propri fondamenti culturali e sulle modalità del proprio insegnamento come ha conosciuto la tecnologia; e possono testimoniarlo le decine di convegni, seminari, pubblicazioni che dalla sua introduzione nella scuola - prima come Applicazioni Tecniche, poi come Educazione Tecnica, infine come Tecnologia - hanno accompagnato il suo cammino; fondamentale a tale proposito è stato il ruolo dell’associazione ANIAT, vero cantiere culturale e di idee nel quale si è via via sviluppata e consolidata l’identità di questa straordinaria materia di insegnamento.
Il testo delle Indicazioni Nazionali recentemente approvato rappresenta una tappa fondamentale in questo lento processo di legittimazione e stabilisce in modo chiaro, univoco e definitivo la presenza della tecnologia come materia di insegnamento lungo l’intero arco curricolare del primo ciclo. Sei quindi erede, caro collega, di un poderoso lavoro di studio e di ricerca, sia terorica che sul campo, del quale puoi apprezzare i preziosi frutti; nello stesso tempo non puoi non avvertire la responsabilità di contribuire, con il tuo impegno e con l’entusiasmo di chi si affaccia al mondo della scuola, al consolidamento e al potenziamento di quanto fatto da chi ti ha preceduto.
In un passato non troppo lontano l’insegnante di tecnologia aveva nella scuola un ruolo sussidiario e ancillare e svolgeva spesso mansioni di servizio sia dal punto di vista della organizzazione scolastica che della didattica. Ciò rispecchiava la supposta subalternità della tecnologia sul piano culturale e dipendeva dalla scarsa legittimazione del suo profilo disciplinare, condizione questa non di rado avvertita e condivisa dagli stessi insegnanti della nostra materia. Oggi è tempo che si completi, anche grazie al tuo apporto, quel lento processo di emancipazione che ha portato, nella quasi totalità dei casi, la considerazione dell’insegnamento della tecnologia allo stesso livello degli insegnamenti tradizionalmente ritenuti pià importanti (come italiano, matematica, ecc)
Allora, insegnare tecnologia oggi (e sempre di più nel prossimo futuro) significa innanzitutto seguire e prendere parte a un dibattito culturale di ampio respiro teso a comprendere, ma anche a ridisegnare, le complesse strutture e i meccanismi che regolano il funzionamento della nostra società, bisognosa di un costante lavoro di innovazione e di adattamento. La vocazione interdisciplinare della tua disciplina ti porterà quindi con il tempo ad ampliare gli interessi e a consolidare le conoscenze in tutti i campi del sapere nei quali la tecnologia svolge un ruolo significativo, sia in quanto cornice o scenario generale di riferimento, che in quanto oggetto di studio, elemento emergente interno a quel dato settore. E’ tempo che l’insegnante di tecnologia dialoghi e si confronti con esperti di ogni disciplina o sapere, superando antichi complessi di inferiorità e infondati timori reverenziali; solo così la società, e la scuola in particolare, potrà beneficiare del suo peculiare discernimento.
La tua formazione e la tua preparazione, probabilmente arricchite da esperienze lavorative significative anche al di fuori del mondo scolastico (caratterisitica questa di noi insegnanti di tecnologia), ti rendono un professionista duttile e versatile, particolarmente adatto per assumere ruoli e compiti delicati all’interno della complessa organizzazione scolastica, soprattutto in una fase storica nella quale alla scuola è sempre di più richiesto un atteggiamento aperto ai rapporti con le altre scuole e con il territorio. Oggi più che mai, la necessità di governare la scuola secondo sani principi e valori di tipo gestionale e improntati alla qualità e al miglioramento continuo suggerisce il tuo ‘utilizzo’ in ruoli nevralgici all’interno del tessuto scolastico e ti chiama a speciali assunzioni di responsabilità. In questo scenario di trasformazione sei chiamato inoltre a dedicarti allo studio e all’approfondimento delle problematiche connesse all’innovazione tecnologica e organizzativa della scuola, oltre che ai processi di formazione e di aggiornamento degli insegnanti, indispensabili per sostenere e accompagnare ogni tipo di cambiamento e miglioramento.
Le tecnologie dell’informazione costituiscono probabilmente un ambito nel quale puoi vantare conoscenze e competenze superiori alla media che caratterizza l’ambiente scolastico. Dovrai quindi mettere a disposizione della scuola questo tuo bagaglio di conoscenze; ma ti viene richiesto, anche se non sempre in modo esplicito, di contribuire non tanto su un piano operativo e tecnico-pratico (configurazione, manutenzione, acquisto, ecc) quanto a livello progettuale e - aspetto molto importante - a livello culturale con particolare riferimento alla comprensione dei fenomeni sociali, psicologici, cognitivi, relazionali e affettivi sottesi all’uso più o meno consapevole dei nuovi media nella didattica e a supporto della didattica.
La scuola soffre da sempre della tendenza ad una didattica eccessivamente trasmissiva e troppo imperniata sul registro verbale, come mettono in evidenza anche recenti indagini del Ministero dell’Istruzione. Al contario è proprio nel campo dell’insegnamento della tecnologia che sono maturati alcuni dei frutti più significativi del processo di ammodernamento della didattica nella direzione di una maggiore partecipazione e di un maggiore coinvolgimento: ciò è avvenuto grazie al contributo e al lavoro di studiosi che, come Maria Famiglietti, hanno dedicato la vita alla messa a punto di metodologie semplici ma efficaci per la comunicazione, la rielaborazione, la costruzione di ogni tipo di sapere. Inserirti in questa tradizione culturale e metodologica e prendere parte a questo processo che ha saputo attualizzare i migliori insegnamenti dei più importanti filoni pedagogici degli ultmi due secoli, ti consentirà di portare nella scuola uno stile didattico consapevole, maturo, rispettoso della persona, sensibile alla diversità, ancorato all’esperienza, attento alle diverse forme di intelligenza. E di affinare via via l’arte di insegnare, non solo la tecnologia.
Lo sguardo sul mondo del lavoro e delle professioni, da sempre una ricchezza particolare dell’insegnamento tecnologico, richiede oggi una rinnovata intensità e una particolare attenzione, stanti i mutamenti profondi che interessano in questa nostra epoca sia il tipo che l’entità delle attività lavorative, anche in relazione al crescente ruolo svolto dall’automazione, dalla robotica, dall’informatica, dalle telecomunicazioni. In quanto esperto della tecnologia e dei processi sociali e culturali ad essa riferibili, potrai contribuire all’intensificarsi degli scambi tra mondo scolastico e mondo del lavoro, promuovendo e valorizzando dentro e fuori la scuola i migliori frutti di una tradizione pedagogica che ha riconosciuto in ogni attività lavorativa elementi formativi di fondamentale importanza; partecipando in tal modo, attraverso una didattica attiva, orientativa e ri-orientativa, al contrasto della dispersione scolastica, vera piaga della nostra società.
A livello disciplinare, soprattutto nella scuola media, si attende da tempo una tanto naturale quanto inedita alleanza culturale tra insegnanti di scienze e insegnanti di tecnologia. Affinchè l’asse culturale scientifico-tecnologico, che grande importanza ha nel processo di ammodernamento del nostro sistema scolastico (e, fatto non secondario, nella ripresa del nostro intero ‘sistema paese’), possa rafforzarsi e tradursi in efficace motore culturale del curricolo scolastico, occorre una nuova collaborazione tra studiosi e insegnanti afferenti alle diverse materie scolastiche ma anche affini nelle modalità e negli stili di pensiero come nell’approccio rigoroso e razionale ai problemi. Collaborazione dalla quale non può che scaturire una riflessione epistemologica capace di sostenere la presenza e il funzionamento di gruppi disciplinari di area scientifico-tecnologica all’interno delle scuole e dare conto di quella che nella società è ormai una vera e propria simbiosi tra attività di tipo scientifco e di tipo tecnologico, e che è alla base della diffusione del termine e dell’idea di ‘tecnoscienza’.
Per concludere, è tempo che gli insegnanti di tecnologia, pur ridotti nel numero e provati nella motivazione da scelte politiche spesso ottuse o ispirate ad una distorta comprensione del vero ruolo della tecnologia nella scuola, riscoprano l’importanza e la responsabilità del proprio ruolo e si impegnino con decisione in nuove forme di collaborazione e di reciproco sostegno sfruttando le associazioni professionali, disciplinari, culturali (come ANITEC) o altre istituzioni (come gli ordini professionali, gli istituti di ricerca, gli enti culturali, ecc), in modo da rafforzare i loro legami e progettare insieme iniziative di cui il mondo scolastico e tutta la società hanno estremo, quando non disperato, bisogno.
Buona Vita e Buon Lavoro
Marco Pedrelli (marco.pedrelli@gmail.com)
ANITEC (www.insegnamentotecnologia.org)
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sabato 15 settembre 2012
Linguaggi: pedibus
In una scuola primaria di Bologna ho visto un pannello, affisso al cancello della scuola, che illustrava il funzionamento e l'organizzazione del Pedibus. Alle singole fermate, suppongo, saranno stati affissi cartelli dello stesso genere, magari relativi a quella particolare linea del Pedibus.
Per rispondere alla seconda domanda focale (D.2 - vedi pagina delle domande focali sulla destra della Home Page) credo che progettare tutta la segnaletica e i prospetti informativi del servizio Pedibus possa rappresentare un significativo banco di prova per le competenze comunicative in ambito tecnologico dei ragazzi di una scuola primaria o secondaria di primo grado.
Si tratta di elaborare e realizzare un vero sistema di comunicazione composto da svariati elementi aventi finalità differenti e indirizzati, eventualmente, anche a destinatari diversi.
Per rispondere alla seconda domanda focale (D.2 - vedi pagina delle domande focali sulla destra della Home Page) credo che progettare tutta la segnaletica e i prospetti informativi del servizio Pedibus possa rappresentare un significativo banco di prova per le competenze comunicative in ambito tecnologico dei ragazzi di una scuola primaria o secondaria di primo grado.
Si tratta di elaborare e realizzare un vero sistema di comunicazione composto da svariati elementi aventi finalità differenti e indirizzati, eventualmente, anche a destinatari diversi.
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lunedì 3 settembre 2012
Scienza e tecnologia
D1 - AUTONOMIA E RICONOSCIMENTO - La disciplina Tecnologia esiste e ha una propria identità, altrimenti non esisterebbero facoltà universitarie come Ingegneria, Architettura, Agraria, ecc.; si tratta di ragionare sul modo di trasformarla in una materia scolastica. Per far questo proviamo a capitalizzare le esperienze di altre discipline: sappiamo tutti che la Scienza, al singolare, è metodo, indagine, sperimentazione, logica … mentre le Scienze, al plurale sono “ambiti” come Biologia, Chimica, Fisica, Etologia, ecc.
Cosa possiamo dire della Tecnologia e delle Tecnologie? Perché le Scienze sono insegnate al plurale con la Scienza in dimensione trasversale e noi insegniamo nominalmente al singolare pur se i libri di testo sono pieni praticamente solo del plurale?
1.
Scienza e tecnologia ci appaiono oggi indissolubilmente intrecciate al punto che, considerando l’attività di tecnologi, scienziati e ricercatori, fatichiamo non poco a stabilire dove finisca una e dove incominci l’altra. Assistiamo inoltre, in ambiti diversi, al diffondersi e all’affermarsi della sintetica espressione tecnoscienza quasi che fosse ogni giorno più difficile, o meno utile sul piano pratico, conservare una netta distinzione tra due ‘mondi’ che oramai camminano appaiati e quasi in simbiosi.
Questo evidente e importante fenomeno, ormai giunto ad una fase di piena maturazione, ha origine nel periodo in cui possiamo storicamente collocare la nascita della scienza moderna in Europa. E’ infatti nel Rinascimento che l’uomo incomincia a guardare alla Natura come a un mondo non solo da osservare (per comprenderne e spiegarne il funzionamento) ma come un mondo da dominare e da piegare ai propri bisogni e alle proprie necessità. Si assiste quindi in quel periodo ad un progressivo riorientamento dell’impresa scientifica che per la prima volta si rivolge alla Natura con intenzioni di tipo progettuale.
Da un lato la ricerca del sapere non è più solamente una ricerca disinteressata ma guidata dall’affacciarsi di problemi concreti da risolvere o difficoltà da superare. Dall’altro il perseguimento di obiettivi pratici non è più confinato all’orizzonte del successo operativo o dell’efficacia realizzativa ma abbraccia e indaga le ragioni e le cause del proprio successo. In altre parole: all’interno della scienza emerge, cresce e si afferma quella che potremmo chiamare la scienza applicata e all’interno della tecnica si riversano sempre di più conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico che portano all’emergere di campi di sapere che possiamo definire di tipo tecnologico (le tecnologie).
In sintesi si può dire che a partire dal Rinascimento va affermandosi rapidamente in Europa una nuova visione della scienza, molto più interessata alle ricadute pratiche del proprio ricercare, che favorisce e sostiene il parallelo emergere di campi di sapere tecnico fortemente influenzati e impregnati di conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico: è l’avvento della scienza moderna, che oggi chiamiamo semplicemente scienza, e della tecnologia, suo necessario e determinante fondamento e completamento.
2.
Dal momento che i termini scienza, tecnica e tecnologia possono assumere significati differenti a seconda del contesto in cui vengono impiegati e del più ampio schema concettuale nel quale si inseriscono, riteniamo opportuno soffermarsi su alcune questioni linguistiche che possono portare un significativo contributo di chiarezza e pulizia concettuale.
Innanzitutto ci sembra importante mettere in evidenza la possibile confusione che si può generare dalla derivazione linguistica del termine ‘tecnica’ dal termine greco ‘tecne’. Diciamo subito, correndo volentieri il rischio di una qualche semplificazione, che nell’ambito del discorso che stiamo svolgendo la più corretta traduzione del temine greco ‘tecne’ è il termine ‘tecnologia’ e non ‘tecnica’, soprattutto (come sarà più chiaro tra poco) nel momento in cui intendiamo analizzare il significato del classico binomio episteme-tecne. Il termine ‘tecnica’, come sarà più evidente in seguito, trova invece un più efficace equivalente semantico nel termine ‘empiria’ della lingua greca.
Va cioè considerato come nel mondo antico e particolarmente nella cultura greca, come emerge chiaramente dallo studio del pensiero di Aristotele, vi fosse effettivamente una distinzione gerarchica tra due modalità della conoscenza, ma tale distinzione non riguardava genericamente il ‘sapere’ dal ‘saper fare’ ma aveva natura completamente differente (Agazzi, 1992). Essa poneva su due piani diversi (a) il sapere inteso come semplice conoscenza empirica e procedurale utile per dirigere le nostre azioni o per intervenire in modo efficace sulla realtà ma limitato all’orizzonte ristretto della propria efficacia o del proprio successo operativo (empirìa) e (b) il sapere - fondato e basato sul precedente - inteso come comprensione o spiegazione razionale e logica di fenomeni o eventi naturali, ma anche di fatti oggetto o conseguenza dell’intervento dell’uomo (episteme e tecne).
Come si vede, è quindi all’interno dell’ambito ritenuto più elevato, quello del sapere razionale e discorsivo, che va collocata la significativa distinzione tra episteme e tecne. Mentre la prima si connota essenzialmente come forma di conoscenza fine a sè stessa e disinteressata, la seconda - la tecne - si caratterizza come forma di sapere orientata ad uno scopo pratico, ancorchè rivestita - fatto di fondamentale importanza - di una adeguata consapevolezza teorica. Più precisamente la visione aristotelica distingue le forme di conoscenza sulla base delle proprietà del proprio oggetto: da un lato (nel caso dell’episteme) ciò che ‘è necessariamente’, dall’altro (nel caso della tecne) ciò che ‘può sia essere che non essere e il cui principio è in chi produce e non nella cosa prodotta’. Entrambe forme di conoscenza, quindi, più elevate rispetto a quelle direttamente derivate da semplici sensazioni o immagini generiche (empirìa).
Dal momento che nella nostra lingua il termine 'tecnica' assume essenzialmente il significato di insieme di norme o procedure che regolano l'esercizio pratico e strumentale di un'arte o di un'attività professionale, si comprende da quanto fin qui argomentato come il senso dell'idea greca di 'tecne' possa assai meglio ritrovarsi nella parola 'tecnologia', se non altro per gli elementi di giustificazione razionale e di intelleggibilità che la caratterizzano.
3.
Passando dall’ambito delle forme mentali e degli atteggiamenti psicologici e antropologici che sono alla base dell’impresa scientifica e tecnologica nel senso generale che abbiamo finora illustrato all’ambito più ristretto e specifico delle discipline e delle materie scolastiche, si può osservare quanto segue.
Data la sempre maggiore simbiosi tra scienza e tecnologia, cui si accennava in precedenza, è auspicabile innanzitutto che il profilo disciplinare adottato come riferimento nella scuola del primo ciclo - infanzia, primaria e secondaria di primo grado - da un lato valorizzi tutti quegli elementi che costituiscono, per così dire, il terreno comune tra l’ambito scientifico e l’ambito tecnologico, dall’altro metta in evidenza con chiarezza quegli elementi di distinzione e di specificità che - pur all’interno di un medesimo e comune orizzonte di scopo e di fine generale - differenziano essenzialmente la ricerca scientifica dalla ricerca tecnologica.
Inoltre è opportuno che, sia nel campo disciplinare della scienza che in quello della tecnologia, si cerchi un adeguato equilibrio tra lo studio dei singoli ambiti o settori di specializzazione, caratterizzati dai propri oggetti, linguaggi e strumenti di indagine, e lo studio di quelle strutture concettuali di fondo comuni e trasversali a tutti gli ambiti particolari. In altre parole, la comprensione profonda (e quasi l’interiorizzazione) delle strutture concettuali, linguistiche e metodologiche della scienza - o della tecnologia - non potrà essere trascurata a favore della pretesa di esplorare e affrontare lo studio del maggior numero possibile di branche o specializzazioni presenti all’interno del relativo campo disciplinare, scientifico o tecnologico.
E questo non solo per evitare il rischio di uno sterile e inutile enciclopedismo ma per dedicare la necessaria attenzione alle articolazioni e agli snodi concettuali che caratterizzano il ‘paesaggio disciplinare’ in costante evoluzione e alle zone di cerniera e di confine tra i saperi disciplinari.
(marco pedrelli - 4 set 2012)
Cosa possiamo dire della Tecnologia e delle Tecnologie? Perché le Scienze sono insegnate al plurale con la Scienza in dimensione trasversale e noi insegniamo nominalmente al singolare pur se i libri di testo sono pieni praticamente solo del plurale?
1.
Scienza e tecnologia ci appaiono oggi indissolubilmente intrecciate al punto che, considerando l’attività di tecnologi, scienziati e ricercatori, fatichiamo non poco a stabilire dove finisca una e dove incominci l’altra. Assistiamo inoltre, in ambiti diversi, al diffondersi e all’affermarsi della sintetica espressione tecnoscienza quasi che fosse ogni giorno più difficile, o meno utile sul piano pratico, conservare una netta distinzione tra due ‘mondi’ che oramai camminano appaiati e quasi in simbiosi.
Questo evidente e importante fenomeno, ormai giunto ad una fase di piena maturazione, ha origine nel periodo in cui possiamo storicamente collocare la nascita della scienza moderna in Europa. E’ infatti nel Rinascimento che l’uomo incomincia a guardare alla Natura come a un mondo non solo da osservare (per comprenderne e spiegarne il funzionamento) ma come un mondo da dominare e da piegare ai propri bisogni e alle proprie necessità. Si assiste quindi in quel periodo ad un progressivo riorientamento dell’impresa scientifica che per la prima volta si rivolge alla Natura con intenzioni di tipo progettuale.
Da un lato la ricerca del sapere non è più solamente una ricerca disinteressata ma guidata dall’affacciarsi di problemi concreti da risolvere o difficoltà da superare. Dall’altro il perseguimento di obiettivi pratici non è più confinato all’orizzonte del successo operativo o dell’efficacia realizzativa ma abbraccia e indaga le ragioni e le cause del proprio successo. In altre parole: all’interno della scienza emerge, cresce e si afferma quella che potremmo chiamare la scienza applicata e all’interno della tecnica si riversano sempre di più conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico che portano all’emergere di campi di sapere che possiamo definire di tipo tecnologico (le tecnologie).
In sintesi si può dire che a partire dal Rinascimento va affermandosi rapidamente in Europa una nuova visione della scienza, molto più interessata alle ricadute pratiche del proprio ricercare, che favorisce e sostiene il parallelo emergere di campi di sapere tecnico fortemente influenzati e impregnati di conoscenze rigorose e formalizzate di tipo scientifico: è l’avvento della scienza moderna, che oggi chiamiamo semplicemente scienza, e della tecnologia, suo necessario e determinante fondamento e completamento.
2.
Dal momento che i termini scienza, tecnica e tecnologia possono assumere significati differenti a seconda del contesto in cui vengono impiegati e del più ampio schema concettuale nel quale si inseriscono, riteniamo opportuno soffermarsi su alcune questioni linguistiche che possono portare un significativo contributo di chiarezza e pulizia concettuale.
Innanzitutto ci sembra importante mettere in evidenza la possibile confusione che si può generare dalla derivazione linguistica del termine ‘tecnica’ dal termine greco ‘tecne’. Diciamo subito, correndo volentieri il rischio di una qualche semplificazione, che nell’ambito del discorso che stiamo svolgendo la più corretta traduzione del temine greco ‘tecne’ è il termine ‘tecnologia’ e non ‘tecnica’, soprattutto (come sarà più chiaro tra poco) nel momento in cui intendiamo analizzare il significato del classico binomio episteme-tecne. Il termine ‘tecnica’, come sarà più evidente in seguito, trova invece un più efficace equivalente semantico nel termine ‘empiria’ della lingua greca.
Va cioè considerato come nel mondo antico e particolarmente nella cultura greca, come emerge chiaramente dallo studio del pensiero di Aristotele, vi fosse effettivamente una distinzione gerarchica tra due modalità della conoscenza, ma tale distinzione non riguardava genericamente il ‘sapere’ dal ‘saper fare’ ma aveva natura completamente differente (Agazzi, 1992). Essa poneva su due piani diversi (a) il sapere inteso come semplice conoscenza empirica e procedurale utile per dirigere le nostre azioni o per intervenire in modo efficace sulla realtà ma limitato all’orizzonte ristretto della propria efficacia o del proprio successo operativo (empirìa) e (b) il sapere - fondato e basato sul precedente - inteso come comprensione o spiegazione razionale e logica di fenomeni o eventi naturali, ma anche di fatti oggetto o conseguenza dell’intervento dell’uomo (episteme e tecne).
Come si vede, è quindi all’interno dell’ambito ritenuto più elevato, quello del sapere razionale e discorsivo, che va collocata la significativa distinzione tra episteme e tecne. Mentre la prima si connota essenzialmente come forma di conoscenza fine a sè stessa e disinteressata, la seconda - la tecne - si caratterizza come forma di sapere orientata ad uno scopo pratico, ancorchè rivestita - fatto di fondamentale importanza - di una adeguata consapevolezza teorica. Più precisamente la visione aristotelica distingue le forme di conoscenza sulla base delle proprietà del proprio oggetto: da un lato (nel caso dell’episteme) ciò che ‘è necessariamente’, dall’altro (nel caso della tecne) ciò che ‘può sia essere che non essere e il cui principio è in chi produce e non nella cosa prodotta’. Entrambe forme di conoscenza, quindi, più elevate rispetto a quelle direttamente derivate da semplici sensazioni o immagini generiche (empirìa).
Dal momento che nella nostra lingua il termine 'tecnica' assume essenzialmente il significato di insieme di norme o procedure che regolano l'esercizio pratico e strumentale di un'arte o di un'attività professionale, si comprende da quanto fin qui argomentato come il senso dell'idea greca di 'tecne' possa assai meglio ritrovarsi nella parola 'tecnologia', se non altro per gli elementi di giustificazione razionale e di intelleggibilità che la caratterizzano.
3.
Passando dall’ambito delle forme mentali e degli atteggiamenti psicologici e antropologici che sono alla base dell’impresa scientifica e tecnologica nel senso generale che abbiamo finora illustrato all’ambito più ristretto e specifico delle discipline e delle materie scolastiche, si può osservare quanto segue.
Data la sempre maggiore simbiosi tra scienza e tecnologia, cui si accennava in precedenza, è auspicabile innanzitutto che il profilo disciplinare adottato come riferimento nella scuola del primo ciclo - infanzia, primaria e secondaria di primo grado - da un lato valorizzi tutti quegli elementi che costituiscono, per così dire, il terreno comune tra l’ambito scientifico e l’ambito tecnologico, dall’altro metta in evidenza con chiarezza quegli elementi di distinzione e di specificità che - pur all’interno di un medesimo e comune orizzonte di scopo e di fine generale - differenziano essenzialmente la ricerca scientifica dalla ricerca tecnologica.
Inoltre è opportuno che, sia nel campo disciplinare della scienza che in quello della tecnologia, si cerchi un adeguato equilibrio tra lo studio dei singoli ambiti o settori di specializzazione, caratterizzati dai propri oggetti, linguaggi e strumenti di indagine, e lo studio di quelle strutture concettuali di fondo comuni e trasversali a tutti gli ambiti particolari. In altre parole, la comprensione profonda (e quasi l’interiorizzazione) delle strutture concettuali, linguistiche e metodologiche della scienza - o della tecnologia - non potrà essere trascurata a favore della pretesa di esplorare e affrontare lo studio del maggior numero possibile di branche o specializzazioni presenti all’interno del relativo campo disciplinare, scientifico o tecnologico.
E questo non solo per evitare il rischio di uno sterile e inutile enciclopedismo ma per dedicare la necessaria attenzione alle articolazioni e agli snodi concettuali che caratterizzano il ‘paesaggio disciplinare’ in costante evoluzione e alle zone di cerniera e di confine tra i saperi disciplinari.
(marco pedrelli - 4 set 2012)
mercoledì 29 agosto 2012
La Tecnologia in 8 domande
L’insegnamento della Tecnologia vive in questi anni un salto generazionale dovuto all’uscita di numerosi docenti ex legge 463 ed ex concorso 1973/79. Ne deriva che tutta la riflessione sulla disciplina e sul suo curricolo, sviluppata in questi anni nelle associazioni professionali e nelle istituzioni, se non viene rivitalizzata con il contributo di chi insegna oggi e vive i problemi della scuola, rischia di cristallizzarsi con grave danno per una materia scolastica in continuo aggiornamento/espansione.
A questo scopo abbiamo ritenuto di seguire il filo rosso ideato negli Istituti Regionali di Ricerca (IRRSAE/IRRE) cercando di coordinare e rendere produttivo il lavoro collettivo di tanti docenti che vogliono partecipare al confronto che qui proponiamo e promuoviamo, sapendo che agiscono in contesti territoriali e ambientali molto diversi; abbiamo pertanto scelto di sostenere lo sviluppo progressivo del confronto con strutture organizzative di tipo logistico e logico.
Per quest’ultima, nelle fasi preparatorie di queste settimane, si è convenuto di rifarsi al noto modello di struttura del curricolo, ampiamente diffusa nella letteratura pedagogico-didattica e su questa tessere una prima rete di questioni che determinano delle “maglie” da infittire e arricchire con il confronto tra tutti noi. Inutile dire che ogni piccola riflessione aiuta alla crescita collettiva e che nessuna domanda è troppo semplice o troppo banale, quindi vincete la riservatezza perché siete tutti invitati a partecipare.
Ogni maglia è organizzata con una sintetica introduzione contestualizzante e con la domanda che apre la discussione. Ovviamente ogni intervento può centrarsi sia sulla premessa sia sulla domanda, facendo in modo però che vi sia una affermazione, una argomentazione che ne sostenga il punto di vista e una domanda che stimoli altri interventi. Ma potrebbe anche essere solo una domanda, un dubbio, una citazione, ecc.
Una precisazione doverosa serve a sottolineare il valore strettamente disciplinare di questa occasione di confronto, pertanto occorre evitare giaculatorie e lamentazioni varie, soprattutto relative a conflitti di vario genere o a problemi sindacali e contenere all’essenziale il riferimento ad esperienze personali. Infatti, come sapete, i post molto lunghi non li legge nessuno.
F. Riotta
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