Google+ tecnoumanesimo: la storia per la scienza

venerdì 24 gennaio 2014

la storia per la scienza

Tra i problemi relativi alla formazione scientifica e alla didattica delle scienze, come anche alla formazione tecnologica, merita particolare attenzione quello del ruolo della storia: l’insegnamento della scienza o quello della tecnologia, possono prescindere da una prospettiva di tipo storico? Il problema potrebbe essere formulato anche nei seguenti termini: la formazione - intesa nella sua accezione più ampia - di uno scienziato o di un tecnologo può non comprendere anche significativi elementi di carattere storico e storiografico?

A giudicare dal modo in cui scienza e tecnologia sono generalmente insegnate nei diversi ordini scolastici si direbbe che la risposta a questa domanda sia di tipo negativo. D’altra parte sono diverse le voci di studiosi e ricercatori in vari ambiti che richiamano ad una riflessione più attenta e approfondita su questo argomento. Io sono convinto che sia nel giusto chi sostiene che vi siano fondate ragioni a favore di un significativo contributo della storia alla formazione scientifica e tecnologica; e che tali ragioni siano non solamente di tipo utilitaristico (la scienza e la tecnologia si apprendono meglio se calate all’interno di una prospettiva di tipo storico e critico) ma anche di tipo teorico (la scienza e la tecnologia sono - sempre di più - processi in continuo movimento, e l’attività scientifica non può prescindere da una componente storica).



1) Nella scienza nulla è mai deciso, scrive Dario Antiseri in un suo recente saggio riprendendo le osservazioni di Paul K. Feyerabend intorno alla fondamentale utilità della storia della scienza nel lavoro dello scienziato: “nessuna concezione (presente o passata, ndr) può mai essere lasciata fuori da un’esposizione generale”. Infatti il movimento dell’impresa scientifica non di rado ha conosciuto l’abbandono di talune teorie e la loro (sbrigativa e rivelatasi poi inopportuna) sostituzione con spiegazioni in quel momento più fortunate. Al contrario è una sana proliferazione di teorie in competizione, attinte anche dal passato, a rendere possibile la scoperta scientifica così come l’innovazione tecnologica. Più sono le teorie, vecchie e nuove, in competizione con una teoria dominante - osserva ancora Antiseri - maggiore diventa la possibilità di trovarne una migliore di quella dominante, o la possibilità che quest’ultima addirittura si rafforzi.

2) Un altra importante ragione a sostegno di un rafforzamento della dimensione storica nell’educazione scientifica e tecnologica fa riferimento alla didattica ed è rappresentata dalla sua indubbia valenza motivazionale. Le teorie scientifiche infatti sono risposte a domande e compito fondamentale della didattica della scienza è di inquadrare e contestualizzare adeguatamente tali problemi. E’ camminando per i sentieri della storia - osserva ancora Antiseri - che i ragazzi incontrano i problemi che hanno richiesto soluzioni. Una teoria scientifica o tecnologica assume, se guardata in questa prospettiva, un senso e un valore, e il suo studio risulta più motivato e quindi motivante.

Inoltre, e per concludere, un approccio storico all’impresa scientifica e tecnologica potrebbe rappresentare un elemento di avvicinamento e di integrazione tra la formazione scientifica e quella tecnologica, scongiurando il rischio che la necessaria distinzione tra le due modalità di conoscenza degeneri in una sterile quanto improbabile separazione.

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