Google+ tecnoumanesimo: scienza e scienze applicate

lunedì 20 gennaio 2014

scienza e scienze applicate

Che sono sono la scienza e la tecnologia? E in che relazione stanno tra loro? Per cominciare la nostra riflessione intorno al rapporto tra scienza e tecnologia possiamo porci come primo problema quello di trovare risposta a queste domande fondamentali. Iniziamo con l’osservare che i termini scienza e tecnologia sono certamente termini molto usati e quindi anche molto usurati: essi vengono impiegati nei contesti più disparati e assumono di conseguenza una gamma altrettanto ampia di possibili significati. In alcuni casi i due termini vengono utilizzati in modo correlato indicando una relazione, un nesso, un rapporto: date le finalità di questo lavoro, dedicheremo particolare attenzione proprio alle situazioni di questo tipo.

Esaminiamo per cominciare il frequente impiego della coppia di espressioni ‘scienze’ e ‘scienze applicate’, largamente utilizzate anche in ambito scolastico (vedi “liceo delle scienze applicate”, ecc). Il modello di organizzazione del sapere sotteso a queste espressioni ha una struttura bipolare: da una parte la ricerca di leggi generali, universali; dall’altra la previsione - mediante un opportuno impiego di tali leggi - di specifici eventi e fenomeni oppure la progettazione e realizzazione di particolari artefatti, materiali o immateriali. A ben vedere questo modello presenta anche una seconda qualità, che tra poco sarà sottoposta a critica: la unidirezionalità. Infatti esso è tutt’uno con l’idea che sia unicamente la scienza, qualunque cosa si voglia intendere con tale termine, a fornire risorse conoscitive alla tecnologia, impegnata quest’ultima nelle (conseguenti) applicazioni pratiche (vedi schema 1).

schema 1 - modello lineare

scienza ===> tecnologia

Una osservazione prima di procedere. La distinzione prima discussa tra scienze e scienze applicate si basa sul modello di organizzazione del sapere elaborato da Aristotele, e particolarmente sulla sua distinzione generale tra scienze teoretiche, da una parte, e scienze pratiche e poietiche, dall’altra. Se le prime ricercano il sapere per sè medesimo, le seconde ricercano il sapere per raggiungere attraverso esso la perfezione morale (scienze pratiche) oppure la produzione o realizzazione di artefatti (scienze poietiche). Benchè in linea generale la sua elaborazione concettuale risulti abbastanza comprensibile e accettabile, è anche vero che l’applicazione della suddivisione del sapere inventata da Aristotele alla realtà odierna richiede una delicata opera di trasposizione tra le categorie concettuali del tempo e quelle di oggi. Se quindi la distinzione tra scienze e scienze applicate appare come una attualizzazione del modello di Aristotele, nello stesso tempo non ci pare particolarmente fedele alla sua - ancora valida, riteniamo - sistemazione concettuale dei diversi ambiti del sapere.

Se in un passato non troppo recente questo modello poteva avere una sua utilità sotto il profilo semantico, al giorno d’oggi risulta applicabile solo in casi e situazioni circoscritte, più difficilmente ad un livello generale. Infatti lo svolgersi dell’attività scientifica e tecnologica, un tempo effettivamente distinte, avviene oggi in modo tale da rendere possibile solamente una distinzione concettuale - per quanto utile - tra il momento scientifico e quello tecnologico. Infatti sono tali e tanti gli apporti che le due componenti forniscono e ricevono vicendevolmente da far pensare più ad un unico tipo di attività, benchè articolato, piuttosto che ad attività realmente separate. E’ significativo quanto afferma Alec Broers (http://en.wikipedia.org/wiki/Alec_Broers,_Baron_Broers):

“Non tenterò di dare una definizione precisa dei termini ‘scienza’, ‘tecnologia’, ‘ingegneria’ e ‘innovazione’; anzi, in alcuni casi li userò indifferentemente come sinonimi. Credo, in questo modo, di riflettere fedelmente la realtà. Scienziati, ingegneri e innnovatori sono tutti in un certo senso produttori di scienza, e tutti gli ingegneri e gli scienziati sono sempre innovatori. E’ difficile distinguere il punto in cui la scienza applicata diventa ingegneria o tecnologia. (...) Molti ingegneri sono convinti che sia l’ingegneria a rendere utile la scienza, ma d’altra parte anche gli scienziati sono sicuri di fare altrettanto. A me un dibattito del genere sembra un’inutile perdita di tempo: è evidente che entrambe la categorie svolgono un compito fondamentale”.

Questo secondo modello, che mantiene una distinzione concettuale tra l’attività scientifica e quella tecnologica ma in cui sono messi in evidenza i nessi di reciproco scambio e condizionamento, può essere ben rappresentato dallo schema seguente (vedi schema 2)

schema 2 - modello circolare

scienza ===> tecnologia
|| ||
tecnologia <=== scienza

(1 - continua)

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